La sua storia:
Luca Viscardi giornalista e scrittore, nasce professionalmente come conduttore di diverse trasmissioni radiofoniche di grande successo.
E’ stato poi Direttore dei Programmi e Direttore Responsabile di alcune delle principali radio italiane: RTL 102.5, Play Radio (emittente del gruppo RCS) e Radio Number One.
Innamorato di tecnologia, digitale e innovazione, da sempre ha alternato l’attività lavorativa in radio con questa passione: è il fondatore di MIsterGadget.Tech
1Q – Interviste di Puntomusic
Ciao Luca,
come noto, anche tu purtroppo sei risultato durante la prima ondata positivo al COVID. Ti andrebbe di raccontarmi come hai vissuto questo terribile momento?
Quando ci ripenso oggi sembra tutto un po’ surreale, perché proprio un anno fa ho cominciato ad avere i primi sintomi e da quel momento è stato un precipitare verso una sorta di girone dantesco, che mi ha quasi “incarcerato” per più di un mese. Ho passato infatti quasi 40 giorni in ospedale, alcuni dei quali in condizioni difficili, complice la scarsa conoscenza della malattia di quel periodo, le terapie che non erano ancora ottimizzate e una generale impreparazione su questo virus, che non è ovviamente una colpa, ma un dato di fatto.
Dopo le prime settimane davvero durissime, c’è stato un momento in cui si è riacceso qualcosa, e ho cominciato una lenta risalita, che ho raccontato anche del mio primo libro la vita a piccoli passi uscito a novembre con Sperling & Kupfer.
A distanza di un anno, ripenso a quei momenti come se fossero la vita di qualcun altro, ma mantengo una sensibilità sul tema molto elevata, soprattutto perché ho potuto provare in prima persona quanto devastante possa essere questa malattia, per questo la mia preoccupazione è soprattutto quella di non diventare un veicolo di contagio e quindi di non essere un pericolo per gli altri.
Per alleggerire un po’ la conversazione ti andrebbe di raccontarci un aneddoto particolarmente divertente avvenuto nel corso della tua carriera lavorativa?
Ce ne sono davvero tantissimi, ma uno di quelli che ricordo con grande divertimento coinvolge in realtà un mio ex collega, di cui non posso svelare il nome se non sotto tortura, che subito dopo il festival di Sanremo intervistava gli artisti giovani che avevano appena partecipato all’evento. In una giornata in particolare, si sono alternati tantissimi artisti negli studi della radio dove lavoravo, con una specie di catena di montaggio dedicata alle interviste.
Il mio collega, che era in onda in quel momento, accoglie l’artista in studio, la chiama per nome e fa tutta l’intervista ripetendo spesso anche il suo nome, in quel caso era Lighea.
Al momento dell’ultima domanda, l’ineffabile conduttore chiede all’artista in studio: Lighea, c’è qualcosa che vorresti dire è che io non ti ho chiesto?
L’artista coglie la palla al balzo e dice: sì, mi piacerebbe dire a tutti che io non sono Lighea.
Aveva sbagliato artista.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il periodo Covid È stato una specie di terremoto nella mia vita e ha portato con sé molte conseguenze, tra cui quella di voler fare solo ed esclusivamente le cose che mi piacciono; Ecco perché da qualche settimana ho aperto una nuova start-up innovativa, con l’obiettivo, insieme ad altri soci, di sviluppare l’attività editoriale digitale di MisterGadget.Tech.
Stiamo immaginando un’attività editoriale innovativa, con un’organizzazione molto avanzata, in grado di intuire le preferenze degli utenti, per erogare contenuti diversi a ciascuno. Detto così, sembra complicatissimo, in realtà sarà come trovarsi al bar in quattro amici, aprire tutti insieme la prima pagina di un giornale ma trovare in realtà una pagina diversa per ciascuno a seconda delle proprie preferenze e dei propri gusti.
Ovviamente, nella mia vita ci sarà sempre la radio, ci sono in cantiere alcuni progetti molto interessanti, così come la mia attività di moderatore degli eventi che è una di quelle che amo di più in assoluto.
Da qualche tempo, mi occupo anche di formazione in particolare per il cosiddetto public speaking, per aiutare coloro che non sono abituati a migliorare le proprie tecniche di comunicazione.
Come riesci a mostrare sempre il tuo buon umore durante il lavoro? È un tuo talento naturale oppure è questione di allenamento?
Ognuno di noi ha alti e bassi, vive momenti in cui la socialità è fondamentale e altri in cui vorrebbe stare lontano chilometri dagli esseri umani. Per fare un lavoro come il mio, in particolare la radio, naturalmente essere più inclini alla prima condizione, quella della socialità, perché è impossibile barare nel lungo periodo.
Se non sia il profondo desiderio di comunicare con gli altri, di occuparsi degli altri, di entrare in sintonia con gli altri, la radio non è il mestiere giusto.
Anche nel mondo della tecnologia, su MisterGadget.Tech non vogliamo fare i fenomeni , Non vogliamo fare esibizionismo delle nostre conoscenze, ma cercare di sedurre i nostri lettori e appassionarli al mondo della tecnologia.
Ti sei fatto un’ idea personale di quando riprenderà a muoversi la macchina dello spettacolo?
No, onestamente credo sia difficilissimo riuscire a fare previsioni e forse sarebbe meglio anche evitare di essere troppo ottimisti, lo dico contro la mia natura perché di solito io invece vedo sempre il bicchiere mezzo pieno.
Questo è un momento complicato, ce lo ricorderemo per tutto il resto della nostra vita, dovrebbe anche aiutarci ad imparare qualcosa, ma io credo che purtroppo non succederà.
I nostri comportamenti recenti, la nostra convinzione che questo virus non esista e sia un’invenzione di qualcuno sta in realtà peggiorando la situazione e prolungando questa agonia.
Ancora una volta, la natura ci mostra di essere più forte di tutti i nostri desideri, ma non nascondo che mi viene una malinconia pazzesca quando guardo immagini di concerti, quando vedo video di the jockey al lavoro e non vedo l’ora di stare a stretto contatto con altre persone.
Non vedo l’ora di sentirmi stretto tra migliaia di persone per cantare a squarciagola durante un concerto, piuttosto che di dover sgusciare tra le persone per raggiungere il bar dentro un locale.
La speranza è che tutte le forme artistiche, dal teatro, al cinema, alla musica dal vivo, le discoteche, possano tutte riprendere la loro attività in sicurezza e con floridi. Temo non succederà a breve.
Secondo te questo particolare periodo, darà vita a qualche idea artistica originale?
Abbiamo visto proliferare forme di comunicazione digitale, che sono affascinanti, ma purtroppo mancano di un elemento fondamentale che è il contatto umano, la presenza delle persone. Guardare una partita di calcio oggi è una noia mortale, perché il pubblico non è il 12º uomo in campo è il 50% dello spettacolo.
Allo stesso modo, le espressioni artistiche contemporanea sono meravigliose quando ce la partecipazione del pubblico e si percepisce l’entusiasmo di ognuno di noi. Senza quella adrenalina, quell’energia, è tutto un po’ più povero
Se non avessi fatto lo Speaker cosa ti sarebbe piaciuto fare?
Bella domanda, ogni tanto ci penso, purtroppo non trovo una risposta. Ho cominciato gli studi per diventare avvocato, ho fatto del linguaggio la mia attività quotidiana, oggi faccio fatica a vedermi in un ruolo diverso, ma forse è proprio quello dell’avvocato avrebbe potuto essere il mio percorso.
Ci sono momenti in cui sono completamente affascinato dalle persone che riescono a dedicare la propria vita per fare qualcosa per gli altri, questo è un aspetto che mi ha sempre solleticato, ormai probabilmente è un po’ tardi per abbracciarlo. Credo però che fare la differenza per gli altri sia una delle cose più belle in assoluto, mi piacerebbe fare un lavoro che riesce a fare la differenza.
Hai suggerimenti per i giovani che vorrebbero fare il tuo lavoro?
Fatene un altro! (Rido…) la radio è un mezzo ancora oggi incredibilmente affascinante, però bisogna ammettere che sta un po’ segnando il passo dei tempi, un po’ perché ci sono molti strumenti con cui passare del tempo, un po’ anche perché la radio ci sta mettendo nel suo nel sottrarre creatività e risultare a volte un po’ noiosa.
Temo, purtroppo, che in futuro la Radio difficilmente riuscirà ad essere la professione vera di molte persone, ma probabilmente sarà un’attività a tempo pieno solo per un gruppo ristretto di eletti, mentre molti altri dovranno abbinare all’attività della radio anche altre professionalità..
In ogni caso, indipendentemente dalle considerazioni prettamente economiche, il tema è sempre uno e non cambierà mai: it’s all about the listeners. Ciò che conta davvero quando si fa la radio sono gli ascoltatori, non il proprio ego. Anche quando pare di sentire professionisti che presentano un ego smisurato alla radio, in realtà se hanno talento lo mettono al servizio di chi ascolta.
Lavorare in funzione dei propri ascoltatori è il cuore di questa attività, il segreto per il successo duraturo e molto solido.
Qual è la tua massima?
Never give up, che nella mia città si traduce in “mola mia”. Questa è la frase che ripeto spesso anche a mio figlio, anche quando vive qualche difficoltà, ma quella che io uso forse ancora più spesso è una banalità del tipo: se c’è soluzione perché arrabbiarsi, se non c’è soluzione perché arrabbiarsi? Vedo spesso le persone lamentarsi di tutto e di tutti, andando sempre contro senza mai proporre soluzioni e senza mai creare messaggi o stimoli positivi.
Come diceva qualcuno ormai sessant’anni fa, non dobbiamo pensare a cosa possono fare gli altri per noi, ma cosa possiamo fare noi per gli altri, siamo malati di questa pretesa che qualcuno risolva i nostri problemi, in realtà dovremmo essere noi il primo motore che innesca la soluzione.
Svelaci un segreto di te che non hai mai detto a nessuno e che ora finalmente hai deciso di rivelare 😁😉
Vorrei svelarvelo, ma poi dovrei chiudervi in una cassa blindata e spedirvi in Siberia, credo che non sia la stagione giusta per farlo… 😁😁
Intervista a Luca Viscardi by Umberto Salvati
Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su linkedin
LinkedIn